Un ponte per Roio
UN PONTE PER ROIO
La premessa
Dal novembre 2008 la nostra squadra stava pianificando il primo Campo Scuola di protezione civile e, insieme alle altre 15 associazioni della Commissione del VSSP, frequentava corsi di formazione specifici. La sera del 5 aprile i frequentatori di uno dei corsi residenziali si lasciarono con l’intenzione di incontrarsi in settimana per continuare la pianificazione del 1^ Campo Scuola in programma per il 23 maggio ad Alice Superiore.
L’evento calamitoso.
Alle 3,32 del 6 aprile 2009 un violento sisma sconvolgeva L’Aquila e buona parte dell’Abruzzo, causando vittime, distruzione e determinando quella che l’allora Capo Dipartimento, a poche ore dall’evento, dichiarava essere certamente la più grave emergenza che la moderna Protezione Civile si trovava ad affrontare. In quelle ore da tutta Italia giungevano le colonne mobili sia dei Vigili del Fuoco che della Protezione Civile delle singole regioni. Una calamità di tale portata, unica in tempi recenti ad aver colpito una città capoluogo di regione, con i conseguenti effetti sulla popolazione correlati al carico antropico della zona, seguita a livello mediatico passo passo fin dalle prime ore, suscitava un’onda emozionale e di spirito solidaristico senza eguali. Anche tra le molte di organizzazioni di volontariato di protezione civile si assisteva ad un certo scalpitio per voler partire a tutti i costi alla volta dell’Abruzzo. La mattina del 6 aprile 4 delle associazioni (sanitario – logistico e cinofilo) della commissione del VSSP viaggiavano alla volta de L’Aquila.
Cosa fare come AIB di Sant’Antonino.
Gli interventi delle varie specialità di protezione civile erano giustamente coordinate dal Dipartimento di Protezione Civile Nazionale e, a scendere, dalle varie regioni, province e comuni che provvedevano ad inviare aiuti, mezzi e risorse umane, tutti attivi nelle operazioni di soccorso e gestione dei circa 140 campi sorti nella zona. Nei mesi a seguire altre associazioni della commissione inviavano i propri volontari nei campi “gestiti” da Regione Piemonte (Barisciano), da Provincia di Torino o da Città di Torino (San Giacomo). Dall’8 aprile la Croce Giallo Azzurra di Torino gestiva il campo di Montereale Cesaproba, rientrante sotto il coordinamento della Regione Calabria. La nostra squadra confrontandosi continuamente con le forze della Commissione operanti nei vari campi in Abruzzo, iniziava a pensare a cosa sarebbe stato utile fare per aiutare la popolazione colpita una volta venuta meno la risonanza mediatica dell’evento.
In quei giorni parlammo della cosa col Sindaco il quale ci informò che, grazie alla segnalazione di due concittadini (Silvia CASTAGNO ed Ezio Quaglia), era in contatto col parroco di un paese nei pressi de L’Aquila, don Giovanni MANDOZZI. Il Sindaco aveva contattato don Giovanni ma, nei primi colloqui aveva notato una certa diffidenza, anche perché, proprio nei giorni immediatamente successivi al terremoto, il parroco aveva aperto una sottoscrizione on line ma, come spesso accade in queste circostanze, era stato vittima di sciacallaggio informatico e qualcuno, approfittato della buona fede della gente che voleva dare un contributo, aveva fatto circolare a sua insaputa un codice IBAN simile a quello della parrocchia, cercando di dirottare altrove le donazioni.
A questo punto, grazie alla collaborazione della Polizia Stradale e della Questura dell’Aquila, don Giovanni era sicuro che stava effettivamente parlando col sindaco di un paese della provincia di Torino e nei successivi contatti telefonici si aveva modo di conoscere meglio la situazione.
Intanto don Sergio, parroco di Sant’Antonino, si metteva in contatto con Don Giovanni, parroco di Santa Rufina di Roio, Colle Roio e Roio Piano, rispondendo all’esigenza di avere nelle due parrocchie l’asse portante delle future iniziative di solidarietà.
Il 18 aprile si fece una prima riunione operativa in comune (aperta ad associazioni e privati cittadini), nel corso della quale si decise di andare sul posto per incontrare don Giovanni e per rendersi conto di persona su come strutturare la missione di lungo corso. La nostra Squadra e i camion dell’Acsel Valsusa (che aveva gentilmente fornito i cassonetti dell’immondizia per le tre tendopoli) partivano alla volta di Roio nella notte tra il 21 e il 22 aprile.
Nel primo pomeriggio del 22 aprile giungevamo nella piana di Roio, scoprendo tra l’altro che si trattava di frazioni di L’Aquila e non di singoli comuni. L’impatto con la distruzione, il lutto, la paura (c’erano cicliche scosse che si ripetevano quotidianamente), la sofferenza della vita forzata nelle tendopoli, la speranza, l’incertezza, generò un coacervo di emozioni che avrebbero per sempre cambiato le nostre vite. Incontrammo Don Giovanni, Bruna e Gianni. Ciò che ci colpì maggiormente non furono né le macerie né le proporzioni dell’evento calamitoso, né l’entità delle ferite che ogni persona che incontravi portava dentro di se. Fummo colpiti dalla dignità con cui ci stava di fronte affrontava una situazione molto difficile; chi non aveva perso delle persone care aveva comunque perso la casa, il lavoro. Le prime 3 notti avevano dormito in macchina, per avere le docce e l’acqua calda avevano dovuto attendere una settimana, per le stufe nelle tende 10 giorni. Non una lamentela, non una polemica, tanta voglia di fare e di andare avanti. Gran parte delle tende della tendopoli di Colle Roio l’avevano montata (da soli) i ragazzi del paese. Incontrammo la tenacia e dignità tipiche della gente di montagna.
Il resoconto della situazione fu subito inviato al sindaco e a Don Sergio, accompagnati dalla richiesta di procurare delle tute da ginnastica per i ragazzi della tendopoli (quelle consegnate dai soccorsi nei giorni dopo il sisma si erano rivelate infestate dai parassiti, e in alcuni “pacchi” erano state rinvenute delle siringhe), nonché un pc portatile, completo di chiavetta internet, da portare a Don Giovanni per consentirgli di mantenere i contatti col mondo esterno. Alle prime ore del 24 aprile eravamo di ritorno e 48 ore dopo viaggiavamo nuovamente alla volta di Roio con il carico di capi di abbigliamento ed il pc.
La sera del 26 presentavamo Don Giovanni e gli amici di colle Roio al Sindaco, a Don Sergio, al caporedattore de La Valsusa e a un membro dell’associazione dei Vigili del Fuoco Volontari di del nostro paese “I Pompista ‘d Sant’Antunin” (associazione con cui avremmo poi dato vita al progetto Un Ponte Per Roio), e provvedevamo a consegnare il pc e le tute donate dai santantoninesi.
Il giorno successivo, grazie alla Polizia Stradale dell’Aquila, sindaco e parroco poterono visitare il centro della città devastato e la zona rossa e rendersi conto di persona dell’intensità dei danni subiti.
Nelle settimane a seguire, dal contatto continuo con gli amici di Roio, appurato che la comunità era quotidianamente assistita in loco dagli organismi governativi ed assistenziali, si optava per condurre un’azione sussidiaria e solidale in favore della popolazione roiana così duramente colpita.
Insieme alla Parrocchia e a I Pompista ‘d Sant’Antunin iniziò l’elaborazione di quella che, nel giro di un mese e mezzo, sarebbe diventata la nostra più grande esperienza di progettazione sociale.
Il progetto puntava a consentire a gruppi di terremotati, alloggiati dei campi di Colle Roio, Roio Piano e Santa Rufina di Roio, di abbandonare per otto giorni il comune di L’Aquila e trascorrere un periodo di ferie, durante il quale “distrarsi” ed allontanare per un po’ i pensieri legati alla tragedia vissuta, ospiti dalla comunità santantoninese.
L’analisi dei bisogni evidenziava la necessità di reperire:
appartamenti liberi, per consentire ai nuclei famigliari di tornare a vivere in modo autonomo e dignitoso, con un po’ di privacy, dimenticando la vita collettiva vissuta da mesi nelle tendopoli in comunità;
trasporto degli ospiti da L’Aquila a S.Antonino e ritorno;
programmazione di attività culturali e di svago durante la permanenza degli ospiti;
trasporto, assistenza ed accompagnamento durante le visite a musei e siti di interesse storico e culturale sul territorio;
socializzazione con i santantoninesi, ma in modo non invasivo (gli ospiti vivevano tutti nelle tendopoli, con ritmi scanditi da momenti collettivi forzati, quindi ricercavano maggiormente tranquillità e intimità). Per questo ogni gruppo venne seguito da un numero limitato di accompagnatori durante le visite, mentre le cene collettive aperte alla cittadinanza furono limitate a due alla settimana.
Nel giro di un paio di settimane vi fu una eccezionale risposta di associazioni, organizzazioni di volontariato (anche di altri comuni), singoli cittadini e degli sponsor, per cui fu chiaro che il progetto si sarebbe realizzato e, per riuscire a catalizzare l’interesse della cittadinanza, nonché il supporto degli sponsor, il progetto fu presentato il 22 giugno alla popolazione e ai media.
Dall’11 luglio al 1 agosto Sant’Antonino visse una bellissima esperienza destinata a essere ricordata a lungo.
Ogni gruppo di ospiti fu guidato nelle visite culturali al Museo Egizio e a quello del Cinema a Torino, alla Basilica di Superga e al Parco del Valentino, alla Reggia di Venaria e al parco della Mandria, Museo Diocesano di Susa, Sacra di San Michele, Abazia di Novalesa, Museographie e orto botanico della diga del Moncenisio, ai siti olimpici di Cesana, Claviere, Bardonecchia e a Briaconnes, al museo della Preistoria di Vaie, all’area umida dei Mareschi ed allevamento ZEN.
Furono organizzate le cene collettive, allietate dalla musica di gruppi partner del progetto, e, in via del tutto eccezionale, fu ripetuto il musical “Madre Teresa” nel cortile della parrocchia. Durante gli eventi pubblici e all’aperto il tempo fu sempre splendido.
Tutto riuscì nel migliore dei modi, l’apporto di ogni singola associazione, esercente, commerciante, semplice cittadino fu determinante per la riuscita del Ponte per Roio.
Oltre alla nostra Squadra, alla Parrocchia, al Comune di Sant’Antonino ed I POMPISTA ‘dSant’Antunin il progetto si realizzò solo grazie all’indispensabile apporto di una rete formidabile costituita da:
Pubblica Assistenza Santantoninese – AGESCI Gruppo SCOUT S. Antonino 1^ – Associazione Commercianti Esercenti- PROLOCO – POLISPORTIVA – ORATORIO – GRUPPO ANZIANI PENSIONATI – CIRCOLO REGE MORETTO – Coordinamento Associazioni Storiche Gruppo Storico Militare Carlo Emanuele II ed il Reggimento Guardie della Venaria Reale – Associazione Dire Fare Suonare – Arca Di Noè Allevamento Zen – Associazione Culturale Pietra Verde Vaie – Museo Laboratorio della Preistoria Vaie – Associazione Rondò dei Bimbi – Società Filarmonica Santa Cecilia (parte strumentale e corale) – Associazione Volontari Sacra di San Michele – Associazione Volontari San Benedetto – Associazione Amici del Castello della Contessa Adelaide – Centro Culturale Diocesano Susa – LES AMIS DU MONTCENIS.
Sarebbe stato impossibile realizzare il progetto senza la collaborazione degli sponsor:
B & B. Luna Verdiana Borgone – San Valeriano – Centro Servizi per il Volontariato VSSP Torino – Fondazione Piazza Dei Mestieri Torino – Fondazione Cav. MAGNETTO – Residence Il CORTILE S. Antonino – ISTITUTO SUORE S. GIUSEPPE DI SUSA “Casa Famiglia” S.Antonino – Ristorante La Sfinge S.Antonino – IL SENTIERO DEI FRANCHI S.Antonino – RISTORANTE L’IMMAGINE S.Antonino – PANIFICIO CANTORE S.Antonino – BISCOTTIFICIO REGE S.Antonino – PANIFICIO TONDA S.Antonino – PANIFICIO DESTEFANIS S.Antonino – PASTA & COMPANY TANCHIS Gavino S.Antonino – Bar Il Faro S.Antonino – Caffetteria bar CAVALLINO Rosso S.Antonino – Il Bar della Piazza S.Antonino – Bar il Provenzale S.Antonino – STRADA Reale dei Vini – Ristorante RAMASSE Moncenisio – Super Mercato È il mio mercato – LAVASECCO ENRICA MILETTO – SUPER MERCATO MAXI SCONTO – La Sacra Birra Saloon – OFFICINA ARGIRO’ DOMENICO – TREND EVOLUTION – SPETTINIAMOCI – PARADISE – Caffè San Domenico – Motoclub Aviglianese.
Va detto che alcuni sponsor vollero restare anonimi, così come molti cittadini che hanno messo a disposizione risorse ed abitazioni nel più totale anonimato, in perfetta linea con lo spirito solidaristico che caratterizza questo genere di cose.
Ed è da queste pagine, facendoci portatori del pensiero degli amici di Roio, che vogliamo ringraziare ancora una volta tutti coloro che hanno consentito la realizzazione del Ponte Per Roio.
Il progetto continua ancora oggi e in più occasioni gli amici di Roio son tornati a Sant’Antonino, così come alcuni concittadini sono andati a L’Aquila e sincerarsi della situazione post sisma. È nata una vera amicizia.
Come spesso accade nei momenti in cui si verificano guerre, tragedie, calamità e inondazioni, l’uomo sa tirare fuori il peggio ma anche il meglio di se.
UN PONTE PER ROIO CONTINUA.
Laboratori della cittadinanza partecipata
LABORATORI DELLA CITTADINANZA PARTECIPATA
Il progetto, che ha ci ha coinvolto direttamente nell’agosto del 2009, ci vede partner del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, della Provincia di Torino, dei Centri di Servizio per il Volontariato Idea Solidale e VSSP di Torino, nonché del Liceo Norberto Rosa di Bussoleno.
La nostra associazione è una delle 16, selezionate a livello nazionale, per promuovere la partecipazione degli studenti alla cittadinanza attiva nella società in cui vivono.
L’attività, che prosegue tuttora, nasce il 21 dicembre 2007 quando l’Osservatorio Nazionale per il Volontariato ha deliberato la realizzazione del progetto “I laboratori della cittadinanza partecipata”, individuando come soggetto capofila la Provincia di Torino – Assessorato alla Solidarietà Sociale, attualmente Assessorato alle Politiche Attive di Cittadinanza, Diritti Sociali e Parità. Successivamente l’Amministrazione centrale ha indicato le altre Province co-attuatrici: Arezzo, Benevento, Palermo e Treviso.
L’obiettivo del progetto è quello di rafforzare il ruolo determinante della Scuola come luogo privilegiato, insieme alla società civile, per la sensibilizzazione, la formazione e l’educazione delle giovani generazioni alla solidarietà e alla coscienza critica.
Partecipando attivamente alla progettazione, i giovani vengono coinvolti nelle dinamiche sociali, attraverso attività rivolte alla cura delle fasce deboli e ai beni collettivi (ambiente, patrimonio artistico, legalità ecc.).
Questa attività li aiuterà a sentirsi parte integrante della società, a sviluppare un forte senso di cittadinanza comunitaria e a creare uno stile di vita dove la partecipazione e la condivisione rappresentano la base della crescita personale di ogni individuo che vive nella comunità.
Nello specifico gli studenti sono chiamati ad un approfondimento teorico che consiste nello sviluppo di capacità progettuali e di competenze nell’analisi dei bisogni del territorio di appartenenza, anche grazie ad un approccio metodologico mirato al coinvolgimento diretto sulla base dell’esperienza personale e che consenta loro di “sperimentare” il confronto e la partecipazione.
Nella fase attuativa, gli allievi sono seguiti da figure di formatori e di volontari che li aiutano ad “agire” azioni di cittadinanza, cioè interventi e comportamenti volti all’assunzione di responsabilità per la cura di un bene comune e nella testimonianza di valori quali la solidarietà, gratuità ed utilità sociale.
Nel corso dei moduli formativi venivano organizzate visite presso la sede AIB ed uscite sul territorio che coinvolgevano insegnanti e studenti, nonché buona parte dei nostri volontari, i quali, in occasione delle attività “sul campo”, riuscivano coinvolgere maggiormente i ragazzi nelle dinamiche di squadra che stanno alla base del lavoro operativo svolto dalla struttura in occasione delle emergenze, sia antincendio boschivo che di Protezione Civile.
In particolare durante la visita alla sede di AIB veniva proiettato un video sugli incendi boschivi e sui danni che questo fenomeno, nel 98% dovuto all’uomo e nel 68% per dolo, causa al patrimonio boschivo ed all’economia più in generale. A seguire venivano brevemente illustrate le tecniche di spegnimento e le attrezzature a disposizione dei volontari, nonché le varie attività di prevenzione e manutenzione ambientale che i volontari svolgono abitualmente nelle fasi non emergenziali.
In questa pagina alcuni dei testi estrapolati dalle relazioni dei docenti e dei formatori che hanno partecipato al progetto.
Le due uscite sul territorio, a Lorano/Pietrabianca e sui monti di Sant’Antonino, durante la simulazione notturna, consentivano di visionare gli effetti sul territorio del passaggio di incendi boschivi devastanti, nonché di far partecipare gli allievi attivamente alle operazioni d’intervento simulate, rendendoli protagonisti e parte integrante della organizzazione di volontariato, facendo indossare loro le divise normalmente utilizzate dai volontari durante i vari servizi, un gesto che assume un particolare rilievo nelle parole degli stessi allievi : “Permettendoci di indossarle, ci hanno resi partecipi dello spirito di squadra che contraddistingue il volontari”.
L’esperienza veniva poi ripetuta con la partecipazione degli studenti al Campo Scuola di Protezione Civile, tenutosi a Sant’ Antonino dal 23 al 25 maggio 2010, durante il quale i ragazzi mettevano in scena il lavoro realizzato durante il laboratorio teatrale con Alberto Valente.
Il percorso formativo intrapreso nelle primissime battute del progetto suscitava il progressivo coinvolgimento dei ragazzi che, partendo da un iniziale e generico interesse al tema dell’ambiente e del volontariato, si mettevano in gioco partecipando in modo attivo e propositivo alle varie iniziative.
Anche l’esperienza dei volontari si concretizzava in un elemento di crescita, dettato dalla necessità di acquisire le capacità di rapportarsi con studenti e insegnanti su tematiche progettuali mai intraprese prima, che dava ulteriori stimoli per far conoscere all’esterno sia le attività svolte dall’ODV che, aspetto sicuramente precipuo per ogni volontario, far comprendere ai ragazzi il significato della solidarietà e la partecipazione alla vita sociale della comunità attraverso il dono di sé e la gratuità della propria opera.
In particolare il progetto costituiva l’opportunità di trasmettere agli studenti il semplice concetto che “dalla conoscenza del proprio territorio e delle situazioni di rischio presenti, rilevabili dalla quotidiana fruibilità dell’ambiente in cui viviamo, significa partecipare attivamente alla sua tutela. Per prendersene cura non occorre mettere in campo azioni di vasta portata, è bensì sufficiente comprendere che dalla conoscenza del territorio in cui viviamo si possono cogliere i segni di deterioramento, di potenziale pericolo, segnalandoli tempestivamente alle istituzioni deputate alla vigilanza ed alla tutela dell’ambiente, accanto alle quali operano organizzazioni di volontariato come la nostra”.
Altro momento “forte” del progetto era, tra il 24 ed il 26 febbraio 2010, il convegno di presentazione svoltosi a Benevento. I cinque allievi del liceo “N. Rosa” che parteciparono all’evento descrivevano così la loro esperienza:” A Benevento siamo stati accolti da studenti della scuola alberghiera Aldo Moro che ci hanno fatto da guida per le vie della città illustrando opere storiche e culturali. Durante questa parentesi “turistica” abbiamo avuto modo di conoscere anche gli studenti delle altre scuole piemontesi coinvolti nel progetto. Ciò che più ci ha impegnati è stato il convegno svoltosi il giorno seguente al palazzo Arcivescovile, durante il quale, dopo una breve presentazione da parte dei rappresentanti del Ministero e degli assessori provinciali, un ragazzo per ogni scuola di ogni provincia ha proposto il proprio lavoro all’ interno dell’ ambito selezionato,ognuno dei quali accompagnato da un’ associazione di volontariato. Questa esperienza ci ha permesso di portare al nostro rientro a scuola l’ entusiasmo necessario per svolgere un percorso di sensibilizzazione all’ interno del nostro stesso istituto. Ora attendiamo l’ appuntamento a Torino in autunno per l’ incontro conclusivo dove ognuno potrà mostrare il risultato del proprio lavoro”.
Il progetto aveva un’ulteriore evoluzione nell’ottobre del 2010, con una nuova uscita sul territorio con studenti ed insegnanti, nonché con i loro colleghi provenienti dalla Svezia, nell’ambito di analogo progetto d’interscambio tra gli istituti.
La positiva esperienza consentiva di gettare le basi per ipotizzare un’esperienza di progettazione europea che vedesse come partner i due istituti, la nostra associazione e il volontariato di soccorso e di protezione civile presente in Rattvik, Svezia.
Di lì a qualche mese i nostri volontari si sarebbero recati in Svezia insieme agli studenti ed insegnanti del Liceo Norberto Rosa.
Dal 31 marzo al 7 aprile due volontari della Squadra Aib di Sant’Antonino (il Caposquadra LERGO Stefano ed il Vice GIOVINAZZO Luca) si sono recati nella Svezia centrale, nella città di Rattvik sita sul Lago Siljan, nel cuore della regione Dalarna, a seguito dell’attività effettuata lo scorso ottobre con gli allievi del Liceo Norberto Rosa di Bussoleno, nell’ambito dei Laboratori di Cittadinanza Partecipata, cui avevano preso parte anche allievi ed insegnanti dell’istituto agrario della città svedese.
In quella circostanza aveva preso forma l’idea di gettare le basi per un progetto di volontariato europeo, che coinvolgesse i due istituti e le realtà di volontariato dei due stati. A seguito dei contatti stabiliti in questi mesi tra i volontari santantoninesi e i pompieri svedesi, grazie alla preziosa collaborazione degli insegnanti dei due istituti che nel frattempo proseguivano con le attività formative degli studenti coinvolti nel progetto bilaterale, prendeva forma l’ipotesi d’incontro tra le due organizzazioni antincendio in concomitanza con lo scambio effettuato da studenti ed insegnanti del Liceo di Bussoleno la prima settimana di aprile.
L’attività risultava molto proficua e, fin dai primi contatti preliminari dello scorso inverno, si scopriva una forte componente del volontariato nella società svedese, che risulta essere al primo posto tra gli stati nell’Unione Europea per la percentuale di uomini e donne impegnate in attività di volontariato. La sorpresa era proprio constatare, come in una nazione notoriamente tra le più efficienti ed avanzate per quanto riguarda i servizi erogati dallo Stato, l’azione del volontariato risulti complementare ed estremamente naturale e radicata nella popolazione, come forma di partecipazione alla vita sociale della comunità in cui si vive.
Mentre nel nostro Paese al volontariato spetta spesso il ruolo di sopperire alla carenza di servizi elargiti dalla pubblica amministrazione (spesso per abbatterne i costi) in Svezia la partecipazione volontaria della cittadinanza alle varie attività socio assistenziali, di soccorso, di supporto e di sviluppo anche in ambito culturale, viene vista come strumento irrinunciabile per consentire al cittadino di essere attore della vita pubblica e contribuire alla crescita della nazione.
L’attività con i “Raddningstjansten” (pompieri) svedesi portava al confronto delle strutture organizzative presenti nei due Paesi, all’analisi delle tecniche operative adottate durante le emergenze, nonché all’esposizione di mezzi ed attrezzature in dotazione.
L’organizzazione dei pompieri svedesi, che è identica in ogni parte dello Stato pur essendo finanziata amministrata e gestita a livello regionale/locale è composta, anche nei grandi centri, da un sistema misto di firemen professionisti e volontari (questi ultimi volontari retribuiti ma “operativi” part time, in genere una settimana al mese in cui operano e si addestrano a fianco professionisti) che, oltre a garantire le attività emergenziali, assolve a tutte quelle incombenze di natura amministrativa e di vigilanza antincendio sulle attività commerciali (sia pubbliche che private) ed industriali.
Essendo una nazione composta da un’infinità di laghi, in cui la pesca è praticata da gran parte della popolazione (anche d’inverno andando con le auto sulla superficie dei laghi e perforando i 60 – 70 cm di ghiaccio) ogni stazione di pompieri svedese dispone di nuclei di sommozzatori e di piccole imbarcazioni per il pattugliamento fluviale e lacustre.
Riguardo il fenomeno degli incendi boschivi questi non rappresentano una grande criticità, dato che per 6 mesi l’anno i boschi son coperti da neve e ghiacci e la bella stagione dura solo 4 mesi, tuttavia il fenomeno esiste e vi è una particolare attenzione a prevenirli e circoscriverli quanto prima, anche in considerazione del fatto che città e villaggi sono realizzati prevalentemente in legno e ubicati all’interno di foreste di conifere e betulle che, in caso di periodi siccitosi, possono costituire un grosso rischio per insediamenti abitativi ed industriali.
Una delle principali cause d’incendio boschivo è rappresentata dalle attività di esbosco praticate dalle industrie del legname che, utilizzando particolari macchinari nelle fasi di abbattimento e di rimozione delle radici delle piante, in caso di siccità innescano incendi del tipo “sotterraneo” che è difficile da individuare nell’immediato e che riesce a propagarsi anche molte ore dopo che gli operatori forestali hanno terminato i lavori di esbosco.
Per questo motivo i pompieri svedesi dispongono di firemen specializzati nella lotta agli incendi boschivi, nonché di dotazioni specifiche attrezzature e mezzi speciali, tra cui mezzi cingolati di derivazione militare per muoversi ed operare con agilità nelle foreste.
Durante il soggiorno svedese gli aib hanno visitato le centrali di Rattvik, Furudal, Borlange, Falun, nonché il centro addestramento dei pompieri della regione in Dalarna e la centrale nazionale “SOS Alarm” di Falun, che gestisce il servizio di soccorso integrato 112 e smista le richieste d’intervento alle singole specialità (sanitario, forze di polizia, pompieri ecc.).
Anche per il 2012 prosegue l’attività che vede la nostra associazione impegnata nella promozione della cittadinanza attiva nelle scuole, attraverso il volontariato, aderendo ai Laboratori della Cittadinanza Partecipata
Il progetto, che ha preso il via nell’agosto del 2009, ci vede partner del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, della Provincia di Torino, dei centri di servizio per il volontariato Idea Solidale e VSSP di Torino, nonché del Liceo Norberto Rosa di Susa – sezione di Bussoleno.
La nostra associazione è una delle 16, selezionate a livello nazionale, per promuovere la partecipazione degli studenti alla cittadinanza attiva nella società in cui vivono.
Il prossimo appuntamento è fissato per venerdì 20 gennaio alle ore 10 presso La fabbrica delle “e” – Corso Trapani 91/b Torino col seguente programma:
Ore 10.00 : Accoglienza e registrazione partecipanti.
Ore 10. 30 Saluti delle Autorità
Provincia di Torino
Mariagiuseppina Puglisi – Assessore alle Politiche Attive di Cittadinanza, Diritti Sociali e Parità
Ore 10.45 Presentazione del progetto “I laboratori della cittadinanza partecipata” a cura dei referenti del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali
Ore 11. 10 I giovani e la cittadinanza partecipata: esperienze a confronto e disseminazione dei risultati
Istituto di Istruzione Superiore “Giovanni Cena” – Centro documentazione Pace onlus (Provincia di Torino)
Istituto di Istruzione Superiore “Ignazio Porro” – Associazione A.M.A Auto Mutuo Aiuto (Provincia di Torino)
Istituto Tecnico Industriale Statale “Pinifarina” – Gruppo Trasmissione Protezione civile (Provincia di Torino)
Istituto Tecnico Agrario “Giovanni Dalmasso” – Associazione Altro Canto (Provincia di Torino)
Liceo Scientifico Tecnologico “Norberto Rosa – Squadra AIB di Sant Antonino (Provincia di Torino)
Istituto Castigliano – (Provincia di Asti)
Istituto di Istruzione Superiore “Arimondi-Eula” – “Mai più sole” (Provincia di Cuneo)
Ore 12.30 Intervento sul tema della cittadinanza e della partecipazione a cura di Pierpaolo Romani (coordinatore nazionale “Avviso pubblico”)
Ore 13.00 Spazio alle domande dei giovani
Dopo l’appuntamento di gennaio a Torino il 5 maggio 2012 si è concluso a Sant’Antonino il primo ciclo di incontri con gli studenti del Liceo Norberto Rosa di Bussoleno nell’ambito dei Laboratori della Cittadinanza Partecipata, progetto iniziato nel 2009 e coordinato dal Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, dalla Provincia di Torino e che coinvolge la Squadra AIB di Sant’Antonino e i centri di servizio per il volontariato Idea Solidale e VSSP di Torino.
L’obiettivo del progetto è quello di rafforzare il ruolo determinante della scuola come luogo privilegiato, insieme alla società civile, per la sensibilizzazione, la formazione e l’educazione delle giovani generazioni alla solidarietà e alla coscienza critica. Gli studenti sono chiamati ad un approfondimento teorico che consiste nello sviluppo di capacità progettuali e di competenze nell’analisi dei bisogni del territorio di appartenenza, anche grazie ad un approccio metodologico mirato al coinvolgimento diretto sulla base dell’esperienza personale e che consenta loro di “sperimentare” il confronto e la partecipazione.
Nella fase attuativa, gli allievi sono seguiti da figure di formatori e di volontari che li aiutano ad “agire” azioni di cittadinanza, cioè interventi e comportamenti volti all’assunzione di responsabilità per la cura di un bene comune e nella testimonianza di valori quali la solidarietà, gratuità ed utilità sociale.
Quello di venerdì scorso è stato il terzo appuntamento, dopo il seminario del 20 gennaio scorso a Torino e l’ uscita il 17 marzo scorso sui monti di Bussoleno, nei territori percorsi dagli incendi dell’agosto 2003 e del febbraio 2012. L’attività a Lorano/Pietrabianca e sulle alture di Sant’Antonino, durante la simulazione notturna, consentivano di visionare gli effetti sul territorio del passaggio di incendi boschivi devastanti, nonché di far partecipare gli allievi attivamente alle operazioni d’intervento simulate, rendendoli protagonisti e parte integrante della organizzazione di volontariato.
Venerdì pomeriggio i ragazzi della 3^ A, accompagnati dalla Vice Preside Professoressa Bruna CONSOLINI, hanno così potuto visitare la sede, vedere il funzionamento della sala operativa, di mezzi ed attrezzature antincendio e di Protezione Civile e visionare il video I Nostri Boschi in Fiamme, documentario sugli incendi più vasti e distruttivi che hanno percorso la valle negli ultimi 25 anni.
Dopodiché, indossati caschi, divise e pile, studenti e volontari sono saliti sui mezzi alla volta delle frazioni Pian del Rocco e Proderia dove hanno simulato prima l’attività di pattugliamento ed avvistamento, poi quella di estinzione e bonifica. La pioggia intermittente non ha disturbato il buon esito dell’iniziativa e, verso le 23 studenti e volontari han fatto rientro in sede per concludere la serata con una cena collettiva accompagnata dalla visione di immagini di interventi di varia natura, nonché del montaggio fotografico dell’uscita sui monti di Bussoleno effettuato dagli stessi studenti e da loro presentato il 24 marzo scorso nella giornata del volontariato presso il liceo Norberto Rosa.
Nel novembre 2010 veniva chiusa la prima fase del progetto con il convegno conclusivo tenutosi il presso il Politecnico di Torino alla presenza di tutti gli studenti dei 16 istituti, dei loro insegnanti e dei tutor delle organizzazioni di volontariato partner.
Nelle parole della referente del progetto, la Vice Preside Professoressa Bruna CONSOLINI, il punto di vista di insegnanti ed allievi sulle attività svolte in un anno di attività in partenariato con la nostra associazione: “Per i ragazzi della VD dell’indirizzo Scientifico Tecnologico questo progetto in particolare ha permesso di avere un contatto diretto con i volontari della Squadra Anticincendi Boschivi di S. Antonino in più occasioni: dalla visita alla sede per conoscere le attrezzature, al campo scuola per partecipare ai momenti dimostrativi, dalle uscite sul territorio per simulare azioni reali alle serate conviviali. I molteplici momenti di osservazione e partecipazione si sono tradotti in tante riflessioni che i ragazzi hanno voluto esprimere con il linguaggio teatrale in una performance di improvvisazione guidata da Alberto Valente. Tutto il lavoro nel suo complesso, sviluppato a partire dallo scorso anno scolastico, costituisce l’Area di Progetto che le classi della sperimentazione sono tenute a svolgere e a presentare in sede di esame di stato.
La giornata del 17 novembre, a conclusione dei lavori, ha voluto essere un momento di condivisione di tutte le scuole per mettere a disposizione le esperienze attivate e per vedere come proseguire. Abbiamo potuto constatare che, in generale, i ragazzi hanno affrontato “tematiche forti” e in molti casi si sono impegnati in prima persona sperimentando il volontariato, cercando di capirne i risvolti a livello sociale e individuale. E’ stato bello vedere i ragazzi, sempre in prima persona, presentare i loro risultati e ottenere attenzione dalla platea per tutta una lunga giornata dalle 9,30 alle 17,30. Le scuole, arrivate dalle Province di Torino, Arezzo, Treviso, Benevento e Palermo, hanno avuto almeno 15 minuti di palco per comunicare il proprio messaggio e tutti i ragazzi hanno dovuto mettere in campo una buona dose di pazienza per ascoltare i messaggi degli altri. Bisogna dire che hanno saputo esprimere curiosità, voglia di capire, sensibilità nel superare le piccole gaffe e voglia di comunicare e di conoscersi reciprocamente.
Noi siamo molto contenti della performance in cui, in pochi minuti, i ragazzi della VD hanno sceneggiato la scoperta del fuoco da parte dell’uomo primitivo, l’associazione del fuoco con l’aggressività sia nei boschi sia nell’animo delle persone e dell’importanza di saperlo spegnere. Siamo contenti perché hanno interiorizzato un messaggio corretto e concreto e anche perché hanno lavorato con grande autonomia confrontando idee, cogliendo suggerimenti, coinvolgendosi in un impegno che è andato ben oltre alle ore scolastiche di lezione”.